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TERZO 1 37I ma di aver dovuto fuggir da Roma, non dice motto. In fatti i Medici erano in Firenze, quando seguì il sacco di Roma, nè potea perciò Pierio fuggir con essi da questa città. Morto poscia nel 1535 il cardinal Ippolito, e ucciso due anni appresso il duca Alessandro, egli ritirossi di nuovo a Belluno (In Nuncup. suor. Carm, ed. 1550), benchè un altra volta l abbandonasse, per recarsi a Padova, ove visse tranquillamente fra gli amati suoi studi gli ultimi anni della sua vita, cioè fino al 1558. L’ opera de’ Geroglifici divisa in 58 libri ci fa conoscere quanto versato egli fosse nella lettura degli autori greci e latini. A dir vero però, non ben si apporrebbe chi volesse in essa cercar le notizie delle antichità egiziane. Egli ragiona de’ simboli che o erano o potevan essere disegnati ne’geroglifici, e di que’simboli dice tutto ciò che può rinvenire presso gli antichi scrittori, abbracciando la storia naturale, la fisica, le significazioni allegoriche, e qualunque cosa ad esse appartenga. Ma questa, non fu la sola opera ch’ ei divolgasse. Oltre le molte poesie latine, che sono scritte coll eleganza ordinaria di quel coltissimo secolo, ne abbiamo i due libri De Infelicitate Litteratorum, de’ quali io mi sono più volte giovato, e gioverommi ancora nel decorso di quest’ opera, per le belle notizie che somministrano, benchè il desiderio di narrar cose maravigliose gli abbia fatto adottar più volte racconti improbabili o favolosi. Egli illustrò ancora le antichità della sua patria, raccogliendo e spiegando i monumenti antichi che in essa si