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658 unno questo grand1 uomo. Il Sadoleto confessa (Epist. t. 1,p. 360) di non aver conosciuto a suoi tempi principe alcuno che sapesse sì ben congiungere la forza colla ragione, il potere colla modestia, la religione coll armi, un vasto sapere nelle scienze tutte e nell arti colla sollecitudine e coll applicazion del governo. Sopra tutti però il Giraldi e il Calcagnini si stesero ampiamente in esaltare l ingegno, il sapere, gli studii di Gianfrancesco. Il primo, dopo averne accennate le diverse vicende e le guerre, quibus praeter divina et humana jura paterna et avita ditione bis jam ejectus est (evertat Deus ne et tertio, et una ne vita privetur) e dopo aver indicate le opere teologiche e filosofiche da lui composte, si fa a lodarne principalmente le poesie latine, nelle quali però confessa egli stesso ch era più ad ammirare la dottrina e l erudizione che l armonia e l eleganza (De Poetis suor. temp. Op. t. 2, p. 527), Al medesimo Pico dedicò il Giraldi il suo Trattato su Sepolcri degli Antichi, e nella dedica, segnata dalla Mirandola nell aprile del 1533, ricorda l accoglienza amorevole con cui Gianfrancesco ivi avealo ricevuto, quando, dopo il funesto sacco di Roma, corse a ricoverarsi presso di lui. Ma pochi mesi appresso, mentre ivi ancora era il Giraldi, fu testimonio delle tragica morte del suo benefattore, e perciò a piè della lettera stessa soggiunse: Cujus anni mense Octobri infelix Princeps et vita et oppido a fratris filio per nocturnas insidias privatus est, et ego miser omni fortuna exutus vix vivus evasi. Il Calcagnini, oltre le lodi che