Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/57

SECONDO 6 O'J aggiunse quel passo più anni dopo, e fece il profeta di ciò ch’ era già avvenuto. In fatti nella notte dei’ 15 di ottobre del 1533 Galeotto nipote di Lodovico, seguito da quaranta uomini, sorpresa la Mirandola, ed entrato a mano armata nelle stanze di Gianfrancesco, che, udito lo strepito, e sapendo ciò che avea a temere, erasi gittato ginocchioni innanzi a un Crocefisso, a lui e ad Alberto uno de' figliuoli di esso fece barbaramente troncar il capo, e chiuderne in prigione la moglie e Paolo l’ ultimo de’ figliuoli. Di questo tragico fatto, oltre più altri scrittori, ci ha lasciata la descrizione in una sua lettera Romolo Amaseo (Vit Rom. Amas. p. 60, ec.). Un uomo costretto sempre a menare la vita fra tanti tumulti e fra sì varie vicende, obbligato a cambiar sovente soggiorno, e che oltre più altri viaggi, tre volte dovette far quello dell’Alle magna (J. F. Pici Op.p. 834), come potè mai aver tempo a scriver tante opere, quante pure sappiam ch’egli scrisse Ma dopo la cristiana pietà, di cui fece egli sempre profession sincera e costante, gli studii erano per Gianfrancesco il più dolce conforto nelle sue sventure. Non v’ ebbe uom dotto a que’ tempi, che non avesse per lui un’altissima stima. Ne’ quattro libri di Lettere di Gianfrancesco ne abbiam non poche a lui scritte da Zenobio Acciaiuoli, da Celio Calcagnini, da Battista mantovano, da Matteo Bosso, da Pier Crinito, da Antonio faentino, da Niccolò Leoniceno, da Filippo Beroaldo, da Ercole Strozzi, da Giglio Gregorio Girai di; e tutte son piene di elogii del sapere, della probità e delle altre virtù tutte di Tihaboschi, Voi* XI. 4