Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/552

Il5a LIBRO Maino nelle leggi civili e Antonio Corsetti nelle canoniche gli furon maestri; ed egli fece alla lor scuola sì lieti progressi, che nel 1488, mentr’ei non contava che 20' anni di età, Cammilla Sforza, che con Giovanni suo figliastro dominava in Pesaro, colà chiamollo per esercitarvi la carica di vicario delle appellazioni e delle gabelle. Ma parendogli, ciò ch’ era veramente, Tommaso ancor troppo giovane per quell'impiego, inviollo frattanto a Perugia, ove sotto il magistero di Pier Filippo Corneo, di Baldo Bertolini e di Pietro degli Ubaldi continuò i suoi studii. Tornato nel 1490 a Pesaro, ne trovò partita Cammilla; ma trovò ancora ugual protezione in Giovanni rimasto solo signore di quella città, che tosto dichiarollo suo gentiluomo. Passato nello stesso anno a Ferrara, vi ebbe la laurea per mano di Giammaria Riminaldi a’ 23 d’agosto. Tommaso allora cominciò ad esercitare in Pesaro l’impiego affidatogli, e l’anno i4l)a fu promosso a quello di avvocato fiscale della Camera; e per opera dello Sforza medesimo prese a sua moglie Caterina della Corte, figliuola adottiva di Francesco Becci nobile fiorentino e maggiordomo di Giovanni. Nelle rivoluzioni ivi accadute, quando tolto allo Sforza il dominio di Pesaro, questo fu occupato dal duca Valentino, Tommaso seppe sì saggiamente condursi, ch’ ei fu carissimo al duca stesso; e quando lo Sforza ricuperò la sua signioria, continuò ad esser da lui come prima onorato, e adoperato da lui non meno che dalla stessa città, che lo ascrisse tra’ suoi cittadini, in gravi affari e in onorevoli ambasciate. Ma