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I i'5o LIBRO sua inano aggiunte in margine a moltissimi SS; Padri e ad altri autori profani ne’ libri ch' ei lasciò in dono morendo al capitolo dì Viterbo. Alcune correzioni delle opere di Tertulliano, da lui suggerite al Pamelio, furono da questo scrittor’ pubblicate nella nuova edizione che di quel Padre egli diede nel 1584 Se ne hanno ancor alcune note su’ due trattati del Sigonio De antiquo jure Civium Romanorum, et de antiquo jure Italiae, e sul trattato di Niccolò Gruckio intorno a’ Comizii. Pochissimo dunque fu ciò che il Latini diede alle stampe vivendo) perciocchè uom modestissimo, com’egli era, non ardiva di avanzarsi talvolta ne’ suoi lavori, e molto meno di esporli alla censura del pubblico, o almeno non voleva porre ad essi in fronte il suo nome (V. Lagomarsin. not. ad Epist Pogian. t 2, p. 275). Quindi giustamente il Cardinal Federigo Borromeo ci lasciò di lui questo breve ma grande elogio: Latinum Latinium novimus ipsi extrema jam senecta hominem et aspectu venerando, contemptoi'em hujus famae popularis adeo quidem, ut nihil fere edidisse dici possit, si summa et excellentissima ipsius litteratura consideretur (De fug. ostentat, l. i, C. l). XXXV. Dopo avere fin qui ragionato de’ più celebri professori dell’uno e dell’altro Diritto, ragion vuole che si dica di quelli ancora che de’ professori medesimi scrisser le Vite, e che per tal modo ci mostriam grati a coloro delle cui fatiche ci siam giovati in questo tomo e ne’ precedenti. Abbiam già accennata l Epitome delle lor Vite che ci ha data Marco Mantova,