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SECONDO 1 I 3y mìsere conspurcalarn dissectamque pristino decori suo, quoad posses, restitueres, valuti quodam postliminii jure in sedes patrias revocares?... Quid, obsecro, duobus illis Animadversionum tuarum libris scribi potuit accuratius? Quid tuis in Decretales Paratitlis aut ufi li us aut emendatius? Quid denique, ut cete r a taceam, iota ì7 o trac tatù, quern de Sacrorum Immunitatibus nuper edidisti, subtilius ac praeclarius? Deus bone, quantam mihi totique Reipublicae Literariae commover expectationem septimus Decretalium liber, cujus compilandi, concinnandi et interpretandi curam posteriores Pontifices eruditionis tuae apprime conscii tibi uni creditam esse voluemnt! XXX. Qui termina la serie de canonisti tessuta dal Panciroli. E pochi altri ne abbiamo ad aggiugnere. Tra’ cardinali che dal loro sapere furono innalzati a quell' alto grado d’onore, alcuni il dovettero principalmente a questa scienza. Di tre prenderò io qui a parlar brevemente, che furono tra’ più illustri. Domenico Giacobazzi romano fu prima avvocato concistorale, poscia auditore della Ruota, indi canonico di S. Pietro, vescovo di Lucera, e finalmente fatto cardinale da Leon X nel 1518, e trasferito da Clemente VII al vescovado di Grosseto. Nel 1513 era presidente della Sapienza e vicario del papa nello spirituale (Caraf. de Profess. rom. Gymn. t. 2, p. 502). Morì nel 1528, e oltre qualche altra opera di minor mole, lasciò un ampio trattato intorno a’ Concilii più volte dato alla luce, e premesso ancora all edizion de’ Concilii fatta in questo secolo dal Coleti. Tihabosciii, Voi. XI. 34