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SECONDO. 1 125 quali per non allungarmi soverchiamente io lascio di ragionare. XXVI. Come i Campeggi parvero ereditare la lor dottrina dal giureconsulto Giovanni, così ne Paleotti essa sembrò trasfusa da quel Vincenzo di cui altrove abbinili dello (l. 6, par. 2, p 585). Il Panciroli il fa padre di due Cammilli e di Alessandro (c. 149)* E quello de’ due Cammilli, che fu egli pure uom dotto nell uno e nell’ altro Diritto, ebbe veramente a suo padre Vincenzo (Al'ulosi, l. c. p. 58); ma l’altro coltivatore dell'amena letteratura, le cui Poesie latine son molto lodate da Bartolommeo Ricci (Op. t. 2, p. 69, 71) e da Annibal Caro (Lett. t. 2, luti. 1 o3) e da più altri, e la cui immatura morte in età di soli 25 anni si piange dal Valeriano (De infel. Litterat l. 1, p. 26), dal P. Orlandi è detto fratel di Vincenzo (l. c. p. 77). Alessandro fu anch’ egli dottor di legge civile e canonica (Alidosi, l. c), ma più che col suo proprio sapere onorò egli la sua famiglia col dare alla patria due figli, Cammillo il giovane e Gabriello. Il primo non appartiene veramente a questo luogo, perchè non troviamo ch egli nella giurisprudenza canonica nè nella civile impiegasse il suo studio; ma qui nondimeno dobbiamo farne un cenno, per non disgiungerlo dal fratello. Ei coltivò l’ amicizia de’ più eruditi uomini di quel secolo, e abbiamo lettere a lui scritte da Bartolommeo Ricci (l. c.), da Paolo Manuzio (Epist. l. 5, ep. 2; l. 7,cp. 2.3; l. 10, ep. 7, 8, 9), da Latino Latini (Epist t. 1, p. 260, 277, 288, 306,310, 322, 3q4 j