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l«o8 LIBRO sei Dialoghi sugl1 Interpreti ilei Diritto «la lui composti, e pubblicali sei mesi soli dacché fu giunto in Oxford, e dedicati al suo mecenate il conte di Leicester, ci potrebbon far credere ch’ ei fosse idolatra de" giureconsulti de’ secoli precedenti e della loro barbarie j così in essi si fa egli a difenderli, ad antiporre il lor metodo a quel dell'Alciati, e a biasimare l’esempio di questo celebre giureconsulto, che allo studio delle leggi unito avea quel delle antichità, delle storie, delle lingue. Ma nel combatter l Alciati, ei se ne mostra seguace, imitandone e il colto stile e la molta erudizione, e tutti quei’ pregi ch’ei sembra in esso riprendere; il che ha fatto credere a molti ch’egli scrivesse da giuoco, e che que’ Dialoghi sieno anzi una satira dell’ ordinaria ignoranza e rozzezza de’ giureconsulti di quell’età. Le molte opere da lui date in luce si annoverano dal P. Niceron. Molte di esse appartengono alla giurisprudenza, ed ei fu il primo a innoltrare le sue ricerche fino al Diritto della natura e al Diritto delle genti j il che fece singolarmente ne’ tre pregiatissimi libri De jure Belli, opera lodata assai dal Grozio, che più ampiamente illustrò poscia questo argomento, e che confessa di essersi non poco giovato de lumi di questo scrittore. Gli argomenti delle opere di Alberico non sono per lo più assai interessanti, come delle Ambasciate, delle diverse Appellazioni del tempo, delle Armi e delle guerre de’ Romani, degli Attori e degli Spettatori, delle Rappresentazioni teatrali, delle Nozze, dell’Autorità de’ Re, e di altre simili materie. Anche