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SECONDO 104l) giudice delle appellazioni, e nel i5i.{ passò a Pisa collo stipendio di 600 fiorini d’oro in oro (Fabbr. ap. Calog. t 51, p. 55). Ma poco appresso venuto a quella università Filippo Decio, il cui nome pareva oscurar quello di tutti gli altri giureconsulti, il Corti accettò volentieri l'invito fattogli di ritornare a Pavia, ove ancora gli fu accordato l ampio stipendio di 1000 scudi, e fu innoltre dal re Francesco I dichiarato suo consigliere. Ivi egli trattennesi fino al 1527, quando saccheggiata Pavia dall’esercito francese, il Corti fatto prigione e spogliato di ogni suo avere, non avrebbe saputo come riacquistar la libertà, se opportunamente non l avesse a sè invitato l’università di Padova colla promessa dell annuo stipendio di mille ducati, i quali con idonea sicurtà impiegati per la sua liberazione, recossi finalmente a quella città, e vi diè principio alla scuola sulla fine del 1528. Dagli Atti di quella università si raccoglie, come narra il Facciolati (Fasti Gymn. patav. pars 3, p. 117), che nel 1531 ei giunse ad avere fino a 223 scolari. La fama di cui il Corti godeva, gli fece rimirare come pericolosa al suo nome la venuta dell'Alciati a Padova, di cui nel 1533 si trattava. Il Bembo, che avrebbe ad ogni modo voluto che quel valentuomo venisse ad aggi 11gnere a quella università nuovo lustro, descrive i maneggi che da lui e da altri si fecero per impedirlo, e fra le altre cose, il Corte, scrive nel febbraio del detto anno (Lettere a Giammatteo Bembo, lett 202), vorria piuttosto il gran Diavolo in questo studio che f sfidato,