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SECONDO 643 ne fa Y Imperiali, scrittor di que tempi, nel suo Museo (p. 173), è tale che del più profondo filosofo non potrebbe farsi il più grande. E convien dire che il Cremonini fosse veramente avuto in conto di oracolo, se è certo ciò che il detto scrittor racconta, che i principi e i re volessero averne il ritratto, e che a lui ricorressero per consiglio nelle cose di più grave importanza. Confessa però l Imperiali medesimo che quelle lezioni stesse che dettate dal Cremonini venivano dagli scolari ricevute con ammirazione e con plauso, quando divenner pubbliche colle stampe, caddero di pregio, e che fin da que’ tempi erano dimenticate. Egli era sommo venerator d’Aristotele, e fra gli antichi comentatori di questo filosofo ei pregiava singolarmente Alessandro d" Afrodisia. Questo sì ossequioso rispetto del Cremonini verso i due detti filosofi fece ch ei, seguendo l’esempio del Pomponazzi, parlasse in modo che si mostrasse persuaso non potersi colla ragione provare ’ immortalità dell anima; e che fosse perciò da molti creduto oppugnatore di questo dogma, e da altri ancora annoverato fra gli atei. Io non ho vedute le opere del Cremonini, nelle quali parla dell anima umana, e non ho parimente veduta la dissertazione di Paganino Gaudenzi intorno a questo filosofo. Ma il riflettere che il Cremonini non fu formalmente accusato di empietà e d errore; che sostenne pacificamente la cattedra fino all ultimo de suoi giorni; che in più luoghi delle sue opere, e nel suo testamento medesimo, protesta di credere pienamente ciò che la Chiesa propone a credere,