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lOOO LIBRO discordia tra gli scolari bresciani e vicentini, in cui perciò il Filalteo bresciano fu avvolto. Ei pensava di sfuggire il tumulto col recarsi a Bologna, quod tam factiosa et insolens, dic egli (ib. p. i8), Piceni ino rum natio (est) ut hanc nostra ferre non nisi accorri me possit. Ma pare ch’ ei fosse costretto a partirne più presto che non credeva, e forse cacciatone come perturbatore della pubblica quiete: Discedendi ab eo gymnasio, scrive egli da Bologna al 1 di gennaio dell an 1528 (ib. p. 29), causa fuit tumultus. Nescio, an de eo factus sis certior et de moribus juventutis, cui nisi provisum sit, praeceps quotidie magis ruet in arma. Siegue indi a descriver le risse che ivi erano tra i Bresciani e i Vicentini; e spiega il dolore ch’ ei sentiva sapendo ch’ era stato egli pure annoverato tra quelli che aveano in tai tumulti maneggiata la spada, e prega il senatore Girolamo Ferro a purgarlo da tal delitto, di cui dichiararsi innocentissimo. Continuò Lucillo in Bologna i suoi studii; e in una lettera a Sebastian Foscarini (p. 33) dice di voler dedicare a Marcantonio Valerio i Comenti di Alessandro d Afrodisia sulla Topica d Aristotele, e al Foscarini le Categorie di Simplicio da sè recate in latino. In altra lettera parla di nuovo delle Orazioni di Demostene, ch’ ei traduceva; ma si protesta di non voler pubblicarle, se non dopo di averle esattamente limate (p. 48). In un' altra dello stesso an 1528 descrive il giornaliero metodo de’ suoi studii: Antemeridianum tempus omne consumo in Dialectica et Rhetorica simul,• Jiucque refero