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99^ LIBRO volle esser detto Lucilio Filai teo, uomo dottissimo e degno che se ne parli con più esattezza che finor non si è fatto nel che io mi varrò singolarmente delle Lettere dello stesso Lucillo stampate, mentr’ egli ancora vivea, nel 1564. Il Corte ha congetturato (pg']) cli’ei fosse di patria padovano, perchè in una sua lettera (Philalth. Epist.) accenna una villa di suo avolo, lontana meno di sette miglia da Padova. Ma ch' ei fosse bresciano, si vedrà chiaro da ciò che tra poco diremo. Il padre di Lucillo, mentre questi era ancora fanciullo, fu, per delitto appostogli di fellonia, dannato a morte. e i beni ne furono confiscati; e il figlio si duole (ib. p. 43) che la condanna fosse illegale, perchè fatta senza udire il reo, e che, benchè il testamento del padre fosse anteriore alla condanna, egli stesso ciò non ostante fosse stato spogliato dei’ beni paterni. Egli scrisse più anni dopo a Sebastian Foscarini, perchè essi gli fosser renduti (ib. p. 33); ma non sappiamo s’egli ottenesse ciò che bramava. Frattanto Lucillo, ito a Venezia, si pose alla scuola del celebre Battista Egnazio, da cui confessa di essere stato sempre rimirato ed amato non altrimente che figlio; vere possum dicere, posteaquam mea me sors ab incunabulis patre orbavit, te mihi ejus fuisse loco (ib. p. 9). che allora era vedova, l’altro prò Magli. D. Lucia de Salvionihut sorore sua, e clic perei?» vergendosi dalo nlln madre lo stesso cognome che alla sorella, par certo che fosse questo il cognome del manto e del padre loro; e che la famiglia del Filnltco fo»se quella de’ Sulvioui, non quella de’ Maggi.