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97^ LIBRO avendolo quegli richiesto del suo sentimento su un passo dTppocrate, il Mureto rispondendogli dopo avergli detto ciò ch’ei ne sentiva, Quod si tibi quoque, soggiugne (l.2, ep)4 ita vide tur. non dubito, quin verum sit: sin tu secus judicas, numquam mihi dubium erit, quin tua sententia verior sit. Semper enim non in his modo rebus, quarum tua propria possessio est, sed in omni litterarum genere judicium tuum libentissime anùeponam rueo (*). XXX1Y. Tre altri medici di molto nome ebbe la medesima università, due più antichi degli or mentovali, Girolamo Accoramboni e ^ ettor Trinca velli, l’altro successore del Mercuriale, cioè Alessandro Massari. De’ primi due io dirò assai poco, perchè ciò che di essi potrebbe dirsi, già si è detto dal conte Mazzucchelli riguardo al primo (Scrilt. ital. t i, par. i, yy. 80), e per riguardo al secondo dal P. degli Agostini (Scritti venez. t. 2, p. 529, cc.). Il primo era (*) Una lettera del Mercuriale al Cardinal Luigi d’Este, scritta da Padova a 16 di febbraio del 1585, conservasi in questo ducale archivio, la qual però non ci offre notizia degna d’osservazione. Più pregevole è un’altra del duca Cesare scritta al medesimo Mercuriale da Modena a' 6 di maggio 1606, in cui lo ringrazia dell’ assistenza prestata al principe Alfonso suo figlio (quel desso che, fatto duca, si rendette poi cappuccino), nel tempo ch era stato agli studii in quell università; il qual ufficio rendette egli pure con altra lettera nel giorno medesimo al Facchineo lettore, credo, di diritto civile nelle medesime scuole. Come dunque il Facchineo deesi aggiugnere alla serie de’professori di Padova, tra i quali nol veggo nominato, così il principe Alfonso si dee aggiugner agl’ illustri alunni di quella università annoverati dal Papadopoli.