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SECONDO tjb'J cominciò a tenerla nel 1539, e se diè fine a suoi giorni nel 1551, i venti’anni dovran ristringersi a dodici. Di questo illustre medico parla il march. Maffei (Ver. ill. par. 2, p. 333), e dopo avere accennate le molte opere che se ne hanno alle stampe, delle quali ci danno un esatto catalogo i compilatori delle biblioteche mediche, rammenta la traduzione di Ezio, da lui pubblicata a istanza del Cardinal Ippolito de’ Medici, presso cui stette alcun tempo, e altre opere che son rimaste inedite, e reca le onorevoli testimonianze che al saper di esso han rendute parecchi scrittori, ai’ quali io aggiugnerò il Falloppio che dice il Montano lume di quell età: Montanus lumen nostri sacculi, quijlomit maxime in hoc gymnasio (De Morbo gall. c. 36). Nè fu la sola medicina a cui egli Volgesse il suo studio. Il march Maffei ne conservava la traduzion da lui fatta in versi latini del poema di Museo sugli amori di Leandro, e aggiugne, sull’autorità del Pola, elici tradusse ancora l’Argonautica di Orfeo, e in una notte i versi di Luciano sulla podagra. Ei fu innoltre raccoglitore avidissimo delle medaglie in ogni metallo, come pruova lo stesso march Maffei, presso il quale più altre notizie si troveranno raccolte intorno a questo celebre medico, che anche dal Panvinio fu nominato il primo tra’ medici veronesi, e rimirato come uomo per singolar favore dal Ciel conceduto: In ter nostrae Civitatis Medicos primus locus detur Jo. Bapt. Montano Dei dono mortalibus concesso (De Viris illustr. veron.).