Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/313

SECONDO Q|3 il quale si domandava Maestro Jacomo da Carpi: questo valentuomo infra gli altri sua medicamenti prese certe disperate cure di mali franzesi.... Io non gli ebbi sì tosto forniti (i due vasetti), che quest'uomo gli mostrò al Papa, e! altro dì dappoi s’andò con Dio. Era molto litterato: maravigliosamente poi parlava della Medicina. Il Papa volle, ch egli restasse al suo servizio; e quest uomo disse, che non voleva stare al servizio di persona del mondo; che chi aveva bisogno di lui gli andasse dietro. Egli era persona molto astuta, e saviamente fece a andarsene di Roma, perchè non molti mesi appresso tutti quegli, ch egli avea medicato, si condussero tanto male, che certo stavan peggio che prima: sarebbe stato ammazzato, se fermato si fosse. Mostrò gli mia vasetti al Duca di Ferrara, ec. In questo passo il Cellini dice che il Berengario gli pagò que’ due vasetti molto bene. Ma altrove nel parlarne di nuovo si contraddice (p. 195): Quel ciurmadore di Maestro Jacopo cerusico da Carpi, il quale venne a Roma, e vi stette sei mesi, e con una sua unzione imbrattò di molte decine di signori e poveri gentiluomini, da quali e’ trasse molte migliara di ducati, in quel tempo che gli feci questo vaso e un altro diverso da questo, ed egli me lo pagò l’ uno e l altro molto male; e ora sono a Roma tutti quanti sventurati, ch' egli unse, stroppiati e malcondotti. Anche il Bembo non ci dà una troppo favorevole idea del carattere del Berengario; perciocchè parlando di certa contesa che questi voleva muovergli su una casa in Bologna, dice Tirabosciii, Voi. XI. '20