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SECONDO G 3 I ai i55a; c con qual plauso e a quanto numero di discepoli valorosi tenesse scuola, si può vedere presso il Fabbrucci (Calog. Nuova Racc. t 6, p. 79). Nell’aprimeli lo però della sua cattedra pare ch ei non avesse un successo molto felice) perciocchè Francesco Spino in una sua lettera a Pier' Vettori, scritta allora da Pisa, Portius vero ille Philosophus, dice (Cl. Viror. Epist. ad Vict t. 1, p. 43), initium suarum lectionum fecit VI Id. Nov. maximo omnium concursu. Ejus vero Oratio tendebat ad meteora Aristotelis. Quum autem finem fecisset, a plurimis reclamatum est: anima, anima. Coactus itaque aegre tertium de anima aggressus est: ejus modi vero illius fuit Oratio, ut minime hominum expectationi responderit. Ma poscia ei salì alla fama di un de più dotti filosofi, che più ancora gli fu confermata da’ suoi libri medesimi dati alla luce, ne’ quali ei tratta di materie morali, fisiche, mediche, di storia naturale e di più altri argomenti. Egli, come narra il de Thou (Ili si. I. i3, ad an. i554)> avea preso a scriver la Storia naturale de’ pesci, ma poichè vide uscire alla luce il libro del Rondeletto, ne depose il pensiero. Tra le opere da lui pubblicate, quella in cui egli si scuopre seguace del Pomponazzi stato già suo maestro, è quella De Mente humana, che fu stampata in Firenze nel 1551, in cui pure fu stampato l'altro di lui opuscolo intitolato De dolore. Delle quali due opere scrivendo Paolo Giovio al Porzio stesso, Essendovi capitato, dice (Giovio lett. p. 178), un poeta nuovo stato maestro di scuola in Firenze gran tempo, e vedendo il