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836 LIBRO LX1V. A dir vero però, la morale filosofia non ebbe in Italia tali scrittori nel corso di questo secolo, che possano esser proposti a modello. L’Etica d’Aristotele era il centro a cui tutte tendevano le fatiche e gli sforzi di que’ che prendevano a scrivere di tale argomento; e quando uno aveala comentata diffusamente, pareva che nulla rimanesse ad aggiugnere. Benchè quest’opera sia una delle più pregevoli tra quelle di quell’antico filosofo, ella è nondimeno ben lungi dall’ essere un compiuto trattato di filosofia morale, perciocchè troppo si abbandona alle inutili speculazioni, e non ricerca abbastanza l’indole del cuore umano e la natura delle passioni. Nondimeno fra’ moltissimi comentatori ch ebbe a que’ tempi Aristotele, alcuni si possono rammentare con lode, e le loro opere si debbono almeno considerare come la prima aurora di quel vivo e chiaro lume che anche in questa scienza si è poi diffuso. Uno de’ primi che in questo secolo si accingessero a tal lavoro, fu Galeazzo Florimonte, di cui, oltre ciò che ne hanno detto gli scrittori napoletani, e singolarmente il Tafuri (Scritt. del Regno di Nap. t. 3, par. 2, p. 279 par. 3, p. 367), ha scritta di fresco con molta eleganza la Vita l ab. Niccolò Rossi, che va innanzi all edizione del Galateo, fatta pochi anni sono in Roma. A me dunque non fa bisogno di dirne qui lungamente. Ei fu vescovo prima d’Aquino, poi di Sessa sua patria; da Paolo III venne scelto tra’ quattro giudici del Concilio di Trento, e Giulio III l’onorò della carica di segretario de’ Brevi. Ricusò l’arcivescovado di