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SECONDO 6li 3 ragione, non rimane più luogo a ricorrere all'autorità della Fede, la qual ci propone a creder misteri alla ragion superiori, ma non mai ad essa contrarii. E innoltre il Pomponazzi parla non rare volte della Religion cristiana in tal modo, che sembra farsene beffe. Intorno a che si vegga il Bruckero che assai ampiamente, e forse più ancora che non bisognava, di ciò ha parlato (Hist. crit. Philos. t. 4; p 158). Una breve apologia del Pomponazzi, quanto alla taccia da alcuni appostagli di ateismo, abbiamo ancora nella bell' opera del sig. ab Luigi Brenna De generis humani consensu in agno scenda Dnnnitatc (t. 2, p. 347). Qualunque però si fosse l’animo del Pomponazzi, le sue frequenti proteste di soggettare tutte le sue opinioni al giudizio della cattolica Chiesa fecero che contro lui personalmente non si procedesse che continuasse a tenere scuola in Bologna e che dopo morte gli fosse accordata, come ad uomo cattolico, l’ecclesiastica sepoltura. Ciò che potrebbe parere strano, si è che Giulio Castellani faentino, nipote di quel Pier Niccolò mentovato poc’anzi, ne’ suoi libri De humano intellectu stampati in Bologna nel 1561, sostenne egli pure che da Aristotele si era negata l’immortalità dell’ anima e nondimeno niuno si sollevò a rumore contro di lui. Ma il Castellani, dopo aver provata la sua opinione, recò assai forti argomenti a combattere Aristotele e a mostrar che l’anima era immortale e tolse in tal modo qualunque sospetto che di lui si potesse formare. Del Castellani, scrittore assai elegante e autore di più altre opere, si può vedere il