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SECONDO 807 dimenticala, sicché, benché il Bayle (Dici, art. Magius), il P. Niceron {Métti. ¿Ics flomm. ili. t. 18,p 277) e il Baldinucci (Notiz. de Profess. t 10, p. 97) ci abbian di lui parlato, molte cose nondimeno ne hanno essi ignorate, e molte opere non conosciute. Era egli natio non di Angera sul Lago maggiore, come molti han detto, ma di Anghiari in Toscana, come più volte afferma egli stesso. Ebbe un fratello per nome Bartolommeo, da lui lodato come studiosissimo dell’amena letteratura (Miscellan. l. 3, c. 2). Tre furono le università nelle quali giovinetto attese agli studii, quelle di Perugia, di Pisa e di Bologna: Dum olim, dic egli stesso, Perusiae, mox Pisis, ac demum Bononiae agerem, et inter doctos homines commnium studiorum gratia versarer (ib. l. 2, c. 2). Fra’ suoi maestri ei nomina Pietro Antonio Gheti di Laterino (ib. l. 4, c. 1) nell’eloquenza, e Francesco Robortello, da cui confessa di essere stato baciato per tenerezza e animato a corrispondere collo studio alle speranze che dava de’ più lieti progressi (ib. l. 1, c. 7 l. 3, c. 5). Fino da’ primi anni ei fu inclinatissimo allo studio dell’ antichità, e narra egli stesso ch essendo scolaro in Pisa, andava attentamente osservando e misurando gli antichi sepolcri (ib. l. 1, c. 4), e che non provava piacer maggiore di quello di scoprire qualche pregevole monumento, sicchè più avidamente andava egli in traccia delle iscrizioni, che gli avvocati delle liti forensi (ib. l. 2, c. 11). Questo studio però nol distolse dal coltivare quello della giurisprudenza, ed egli racconta che avea dapprima