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SECONDO Jacopo Strada, il quale nella prefazione racconta di se medesimo, che avendo veduto in Lione fanno i55o il Serlio, avea da lui comperato quel libro colle tavole da lui disegnate, e insieme un libro ottavo che non è mai stato stampato, appartenente alla guerra. Aggiugne ivi lo Strada che il Serlio era allor vecchio, e di beni di fortuna non molto abbondante, e sempre tormentato dalla gotta e dalle fatiche, e che poco appresso essendo tornato da Lione a Fontaneblò, ivi finì di vivere. Queste parole ci mostrano che il Serlio non ebbe fortuna uguale al suo merito. In fatti, benchè fosse dal re Francesco I adoperato nelle reali sue fabbriche, par nondimeno ch’ ei fosse invidiato; perciocchè narra egli stesso che fabbricandosi a Fontaneblò, ov egli abitava, stipendiato dal re, non gli fu mai chiesto consiglio alcuno (l. 7, c. 4°)- La sua opera nondimeno gli ottenne allora gran nome, come ben pruovano le molte edizioni che se ne fecero, ed anche al presente egli è da tutti considerato come uno de’ primi restitutori della’ architettura; e perciò Apostolo Zeno si duole a ragione che il Vasari non gli abbia dato luogo tra’ più illustri architetti, de quali ha tessuta la V ita. XLV1I1. ¡Maggior nome ottennero e colle fabbriche da essi innalzate, e colle opere da essi scritte, due altri architetti, i cui nomi anche al presente non si odono senza venerazione, Jacopo Barozzi e Andrea Palladio. Del primo, dopo altri scrittori, parla brevemente, ma esattamente, il co. Mazzucchelli (Scritt. ital. t 2, par. 1, p. 415, ec.). Vignola, terra di questo Tirabosciii, Voi. Xf. 12