Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/169

SECONDO j6<J ebbe quella di stenderla alquanto, e d’illustrai la notabilmente. Ma il Tartaglia non si appagava di tai ragioni, e la sua lite col Cardano non ebbe fine che quando il primo finì di vivere, e andaron sempre provocandosi con diversi quesiti l un l’ altro, cercando ciascheduno di oscurar la fama del suo avversario. Anzi nel i5.{9, mentre il Tartaglia era in Brescia, venne espressamente a Milano per azzuffarsi con lui in una solenne disputa nella chiesa di s Maria del Giardino, e parve che il Cardano temesse il confronto, se è vero ciò che narra il Tartaglia (Della travagliata Invenz. ragionam. 3), cioè ch’egli se ne uscì da Milano, e lasciò entrare in tenzone Lodovico Ferrari suo discepolo, di cui tra poco diremo, e a cui il Tartaglia rimproverò molti errori ch’egli avea commessi nella soluzion di un quesito tratto dalla Geografia di Tolommeo. XLI1I. Nè fu l’algebra sola in cui il Tartaglia facesse conoscere il raro suo ingegno. Oltre le traduzioni italiane e i comenti delle opere di Archimede e d’Euclide, ne abbiam nove libri intitolati Quesiti ed invenzioni diverse, ne’ quali tratta de tiri dell’artiglierie, e delle palle e della polvere che ad esse servono, delle diverse maniere di ordinar gli eserciti in battaglia, de’ disegni e delle fortificazioni delle città, de’ paesi, e di varie quistioni meccaniche e algebraiche. Molte altre quistioni sul moto de’ corpi e sulla maniera di misurar le distanze ei propone nella sua Nuova Scienza e nel trattato de’ Numeri e Misure. In tutte le quali opere Timboschi, Voi. XI. II