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^58 LIBRO di anmiirabil lavoro, somigliante a quello del celebre Giovanni Dondi, e che fu perciò dall’imperadore condotto in Ispagna. Ivi egli diede un nuovo e più illustre saggio del suo valore nelle matematiche, col ritrovare una macchina con cui sollevare in Toledo le acque del Tago fino al piano di un monte. Ne abbiamo in questo tomo medesimo recata ad altro proposito la descrizione (l. 1; c. 4 n 24)> cui perciò non giova il ripetere. XXXIX. I progressi che in Italia si fecero nelle scienze finor mentovate, ci fan vedere che anche le matematiche pure, le quali ne sono il principal fondamento, furon tra noi in fiore e in istima. In fatti basta il riflettere alle traduzioni degli antichi matematici greci, che nel corso di questo secolo venner pubblicate in Italia, per accertarsene. Appena vi ebbe scrittor di tal genere, che non venisse dai’ nostri o tradotto, o illustrato. I XV libri degli Elementi di Euclide, dopo le traduzioni più antiche, furon di nuovo recati in lingua latina dal testo greco da Bartolommeo Zamberti, e pubblicati nel 1505 e i medesimi furono poscia tradotti nell'italiana e comentati da Niccolò Tartaglia, di cui direm più a lungo tra poco, e da Angelo Caiani fiorentino (Zeno, Note al Fontan, t 2, p. 385). Gli Sferici di Teodosio vider la luce in latino per opera di Platone da Tivoli nel 1518, e poscia del Maurolico, di cui, e delle molte altre traduzioni dal greco da lui pubblicate, abbiam detto altrove. Giambattista Memo nobile veneto tradusse in latino i quattro libri de Conici d Apollonio da Perga, i quali