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^3q libro e dal Mongitore (Bibl. sicul. t. 1, p. 226, ec.). Ei visse comunemente a sè e a’ suoi studii, se non che la stima che avean per lui molti grandi, e singolarmente Giovanni Ventimiglia march di Gerace, e Giovanni de Vega vicerè di Sicilia, il costrinse a seguirli talvolta ne loro viaggi e a vivere nelle lor corti. Col primo recossi a Roma, ove il Cardinal Alessandro Farnese il! ricolmò di onori e di beneficii, per modo che il marchese temendo che un sì grand’uomo non gli fosse rapito, affrettò la partenza, e sel ricondusse in Sicilia. Non minore stima ebber per lui il Cardinal Cervini, che fu poi Marcello II, e il Bembo che in alcune sue lettere ne parla con sommi elogi Lett t. 3, 1. 9, Op. t. 3, p. 284 Epist.famil. l. 6, ep. 83, 84). Lo stesso marchese di Gerace gli conferì la badia di S Maria del Parto, e volle che in Messina leggesse pubblicamente le matematiche coll annuo stipendio di 200 scudi d’oro. Il vicerè de Vega gli diè ad istruire nella scienza medesima il suo primogenito j e tanto ebbe in pregio la compagnia del Maurolico, che dovendo partir con lui per Catania, ed essendosi Francesco ammalato, il vicerè sospese quel viaggio, finchè ei si fosse ristabilito. Lo stesso imp Carlo V venuto dopo la guerra africana a Messina, e avendo veduto il Maurolico, da cui erano stati ideati gli archi trionfali a lui eretti, lo accolse con sommo onore, e volle ch’egli insieme coll’architetto Ferramolino soprantendesse alle fortificazioni di quella città. Nè minor conto fecer di lui i primi matematici di quel tempo, e fra gli altri il P. Clavio e Federico Commandini,