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SECONDO 72 f) filosofi, cominciò nondimeno ad uscire da quelle tenebre fra le quali era stato finallora involto. E a tre Italiani principalmente ne fu esso debitore, cioè a Francesco Maurolico, a Giambattista Porta e al celebre F. Paolo Sarpi, uomini tutti di sommo ingegno e d’infaticabile studio, e degni perciò, che la lor memoria s’illustri con particolare esattezza. Il Maurolico fu uno de’ più rari genii dei’ quali si trovi menzion nella storia. Oltrecchè non vi fu parte alcuna delle matematiche, ch'egli con felice successo non coltivasse, sicchè noi potremmo con ugual ragione di lui parlare in qualunque articolo di questo capo, gli altri generi ancora della seria e della piacevole letteratura non furon da lui trascurati, come ben si raccoglie dal numero e dalla varietà dell’opere da lui pubblicate. Francesco Maurolico barone della Foresta di lui nipote ne pubblicò la Vita in Messina nei 1613. Un’altra ce ne ha data il P. Niceron (Mém. des Homm. ill. t. 37), e ne parla ancora il Chaufepiè (Dict. hist.), il quale però non fa quasi altro che copiare e tradurre il can Mongitore. Egli era nato di nobil famiglia in Messina nel 1494 e dopo aver coltivate le belle lettere, ed essersi consegrato a Dio cogli ordini sacri, tutto si abbandonò agli studii della matematica con tal fervore, che ne cadde gravemente infermo, nè mai potè riavere una perfetta salute. Ciò non ostante, al par d’ogni uom più robusto, continuò le incominciate fatiche, e agevolandoglisi il lavoro dal vivo ingegno di cui era dotato, diè alla luce tante e sì dotte opere, quante ne veggiam riferite da’ suddetti scrittori