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•SECONDO jo3 elogio del suo maestro (De li omocentrici0r, c. 1, init.)) e lo stesso affermasi da Marcantonio Flaminio. (Paraph. in 12 Libr. Arist. de prima Philos. p. 45). Il Fracastoro dunque svolse il sistema dal Torre adombrato, e non solo speculò coll ingegno intorno alle stelle, ma le osservò ancora attentamente coll occhio j anzi veggiamo ch’ei fece uso di certe lenti che facevan le veci del telescopio non ancor ritrovato perciocchè egli dice che la luna e le stelle rimirate con certi vetri si facean vicine assai, e alte da terra sol quanto le torri (De Homocentr. sect. 3, c. 23); e ancora più chiaramente spiega come quel suo cannocchiale fosse formato: Si quis per duo specilla ocularia prospiciat, altero alteri superposito, majora multo et propinquiora videbit omnia (ib. sect 2, c. 8 Questi suoi studii lo strinsero in amicizia con un altro valente astronomo, cioè con Giambattista Bardulone intendentissimo delle lingue greca e latina, e tanto studioso dell’ astronomia, che trovandosi una notte seco e co due fratelli Giambattista e Raimondo delle Torre sulle alture di Monte Baldo, il Bardulone la passò quasi tutta contemplando le stelle (Dial. de Poet. init). Nè questo fu il solo studio di tal genere, in cui il Fracastoro si esercitasse, In molte lettere italiane, che ce ne sono rimaste, ei tratta assai dottamente di molti punti di geografia, di cosmografia, e di storia naturale (Lett.di 13 Uom. Ill. Ven. 1564 » P- 7°6j ec. j Fracast. Op. ed. Patav. 1739, t 1), e un lungo discorso ancora ne abbiamo sul crescimento del Nilo in risposta a un altro di Giambatista liamusio. F