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7Ì LIBRO quella stessa sua opera, e con sentimento di riconoscenza confessa (l. 16, c. 4) che al cardinale Ippolito è debitore della sua sorte; che 15 anni era stato presso di lui e da lui trattato con tal bontà, che non isdegnavasi di chiedergli consiglio ne più gravi affari; che soffriva volentieri di udirsi ancor contraddire; che gli dava ottimi avvertimenti secondo le diverse occasioni; e che in Tivoli singolarmente, ove soleva trattenersi la state, appena passava giorno in cui, escluso ogni altro, non occupasse con lui più ore in soavissimi ragionamenti. Alcune lettere scritte al Mureto dal cardinale Ippolito (Miscell. Coll rom. t. 2, p. /p° • 4^7? 4^8) ci mostrano in fatti ch ei veramente lo amava assai. Somiglianti sono gli elogi con cui ne favellano tutti gli scrittori di que’ tempi. Un solo io sceglieronne per amor di brevità, tratto dalla prefazione con cui Uberto Foglietta dedicò la sua Storia de Conjaratione Jo. Lodovici Flisci, ec. a Girolamo Montenegro: Is me, dic egli del cardinale Ippolito, in familiarium suorum numerum amanter exceptum omnibus commodis fovet ac tuetur. Neque vero me uno ejus benignitas terminatur; sed omnes amplectitur quoscumque excellenti aliqua ’fandiale pmestare i nielligit, ut in illius liberali tate regioque splendore atque animi celsitudine firmissimum sit egregiorum afjlictaefortunae praesidium, ejusque domus insignibus viris semper referta, virtutum ac bonarum artium asilum dici possit. M'ssas mine facio ceteras laudes. quae in illo plurimae et eximiae sunt, singularemque pruda fi am ac re rum human arum cura/n rgregiaquc