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XVIII. Da Ercole 11 e dalla durile»** Renata. 66 LIBRO Di filosofi altrove e di poeti Si vede in mezzo un onorata squadra; Quel gli dipinge il corso de' pianeti, Questi la terra f quegli il Ciel gli squadra; Questi oneste elegie, quei versi lieti, Quel canta eroici e qualche oda leggiadra: j Ori. c. 46 » st- 92. è certo però, che il genio d’Ippolito era singolarmente per la filosofia e per l’astronomia. Per ciò poi, che appartiene allo sdegno di che egli arse contro di lui, pel ricusare che’ei fece di accompagnarlo in Ungheria, sarebbe certo un nuovo argomento di lode pel cardinale, s’egli avesse accolte cortesemente le scuse del1*Ariosto; ma s’ei dovesse perciò esser tolto dal ruolo de’ mecenati de’ dotti, a troppo scarso numero si verrebbe questo a ristringere. Finalmente il cardinale Ippolito il vecchio dee ancor registrarsi tra gli scrittori italiani. Perciocchè la narrazione della sconfitta che diede egli stesso all’armata navale veneta nel 1509(), la quale è tra le Opere del Calcagnini, fu dal cardinale scritta da prima in lingua italiana, e del Calcagnini fu poi recata, senz’alcun cambiamento, come ei medesimo si protesta (Op. p. 4^4)> in lingua latina. Isabella ancora sorella di Alfonso fu principessa di animo liberalissimo a favore de’ dotti; ma di lei diremo nel parlar de’ Gouzaghi. XVIII. Ercole II, figliuolo e successore d’AI fonso I, visse in tempi assai meno sconvolti, e potè quindi più facilmente mostrare la sua generosa propensione a favor delle scienze. Aveale egli stesso coltivate felicemente; talché