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PRIMO 65 Cancelleria della Chiesa di Milano, di cui era arcivescovo, una pensione che rendevagli ogni quattro mesi 25 scudi. Ma quando questi gli offrì il suo Orlando, vuolsi che Ippolito scorrendolo alquanto l’interrogasse o per disprezzo, o per giuoco, ove avesse trovate tante corbellerie. Un tal complimento a un poeta che di sì gran fatica sperava pure qualche non piccola ricompensa, non dovette riuscir troppo dolce. Peggio fu ancora quando all’occasione del viaggio d’Ungheria nel 1518, da noi poc’anzi accennato, volle il cardinale che l’Ariosto il seguisse; e questi a cagione della sua età già alquanto avanzata. degli incomodi e della fatica che seco portava il servigio del cardinale, e di alcune indisposizioni a cui era soggetto, ricusò d’intraprender quel viaggio, di che il cardinale sdegnossi molto, e il privò della sua grazia, ma non della pensione, come prova l’eruditissimo dottor Barotti nell’esattissima sua Vita di questo poeta. Or quanto al primo fatto, a me non par veramente che gli autori citati in pruova dal co. Mazzucchelli (Scritt, ital. t. 1, par. 2. p. 1069)) sieno di tal peso che bastino ad accertarlo. E ancorchè si ammetta per vero, io mi stupisco che un uomo come il cardinale Ippolito, che dilettat asi principalmente de' gravi studi astronomici e filosofici, rimirasse il poema dell'Ariosto come un tessuto di ri datoli bufibnerie. Perciocché, comunque l’Ariosto medesimo cel rappresenti come amante della poesia non meno che della filosofia in que' versi: Tiraboschi, Voi. X. 5