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SECONDO 571 stampalo in Padova nel 1719, in cui ei ragiona de’ diversi suoi studi, e delle opere da sè pubblicate, e di quelle a cui non permise l uscire alla luce. Il Valiero fu uno de’ più rari uomini di questo secolo, o si consideri la moltiplice erudizione di cui fu fornito e la instancabile applicazione alle lettere, o si abbia riguardo al senno, alla probità e a tutte le più belle virtù che in lui si vider risplendere mirabilmente, degno perciò della stima e delle lodi di tutti i buoni, e singolarmente del gran cardinale s Carlo Borromeo che gli fu amicissimo. Bernardo Feliciano, Battista Egnazio e Marziale Rota furono i primi maestri che'egli ebbe in Venezia, e quindi Lazzaro Buonamici, Bernardino Tomitano, Marcantonio Genova e Bassiano Landi in Padova. Ma sopra tutti egli ebbe un’eccellente guida e un vivo stimolo agli studi in Bernardo Navagero suo zio materno, vescovo poi di Verona e cardinale. Sotto la scorta di sì celebri personaggi coltivò Agostino il vivace ingegno che avea ricevuto dalla natura } e in ogni genere di erudizione e di scienza fece progressi sì rapidi, che ottenne l’ammirazione e la stima de’ condiscepoli non meno che de’ precettori. I pubblici impieghi affidatigli dalla Repubblica nol poteron distogliere dagli studi, e assai più che i governi e le’ambascerie, egli ebbe caro l incarico a cui fu destinato di spiegare pubblicamente in Venezia la filosofia morale. Mentre già da tre anni in ciò occupavasi, il Navagero sollevato nel 1560 all’ onor della porpora, seco il condusse a Roma, ove Agostino si strinse in amicizia co’ più dotti uomini che ivi erano,