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il Vergerio al suo vescoy a do. lei i sospetti della sua fede si fecer sì forti, che accusatone a Roma, egli credette di dover invece recarsi al concilio, e ivi giustifìcarsi. Ed ei vi venne nel febbraio dal i >4l> (F'aflav. I. 6, c. 13). Ma tanto è lungi che ivi egli avesse quelle ridicole dispute che alcuni Protestanti, citati dal Bayle, ne raccontano, che anzi i legati, le cui "lettere sono citate dal Pallavicino, ricusaron di ammetterlo; e solo si adoperarono in favor di esso per modo, che ottennero ch’ei non fosse obbligato ad andarsene a Roma, ma ne fosse rimessa la causa al nuncio e al patriarca di Venezia. Il Vergerio citato a render ragione della sua Fede, andò lungamente tergiversando; e or col negare, or coll interpretar sanamente le proposizioni appostegli, ottenne di prolungar l affare fino al 1548, nel qual anno soltanto gli fu ordinato di non accostarsi più alla sua Chiesa, come si raccoglie da una lettera del Muzio (Vergeriane, p. 1 17). Nè questo solo gastigo avrebbe probabilmente avuto il Vergerio, se con una pronta fuga ei non si fosse sottratto. Ritirossi egli dapprima tra i Grigioni, e fu ministro delle lor chiese nella Valtellina. Ma par che al principio non dichiarasse la sua eresia, perciocchè io ho copia di una lettera da lui scritta da Vicosoprano a 21 di aprile del i5!>o a don Ferrante Gonzaga, il cui originale conservasi nel più volte lodato archivio di Guastalla, nella quale egli così gli dice: Olire di qiu’st/t impresa potrò esser buono nelle cose appartenenti alla Religione per l amicizia, ch'io tengo con que dotti di Lamagna et quando o per eia di