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55o unno vel rispedì, affine singolarmente di sollecitare la convocazione del concilio (Pallav. Stor, del Conc. di Trento, l. 3, c. 18). In quella occasione ei si abboccò con Lutero in Vittemberga, e si può vedere il racconto di quel colloquio presso il cardinale Pallavicino, il quale ribatte la contraria narrazione del Sarpi, in modo (ib.) che anche il Bayle (Dict. art. Verge rius) gli dà a questo luogo la preferenza. Tornato in Italia nel 1536, fu dal pontefice mandato all imp Carlo V in Napoli, e nell’anno stesso fu, in premio del buon servigio da lui renduto alla Chiesa, fatto vescovo della sua patria la), benché nascesse qualche contesa sulla collazione del vescovado, il cui diritto pretendeva per sè il re Ferdinando. Dovete aver inteso, scriv egli all'Aretino (l. c. p. 174) da Roma a 24 di giugno del 1536, che il Papa mi fece Vescovo per viva forza d una Chiesa, della quale Ferdinando pretende aver Juspatronato, et volermela egli dare. Et vedete, che fortuna: converammi haverne due obblighi d una cosa tenue, rispetto alle rendite; che l animo di questi due miei Patroni non è egli così piccolo verso di me (per la bontà), come si è abbattuto a esser la cosa, che m hanno data. Goderommi questa, finchè Dio vorrà, et (a) La chiesa conferita al Vergerio, di cui egli parla nella lettera qui riferita non fu quella di Guislinopoli, su cui Ferdinnndo re d'Ungheria non poteva pretendere diritto alcuno, ma fu la chiesa niodrusieuse nella Croazia, che è di giuspatronalo di quel regno. J)a essa poi fu trasferito nel novembre dell Ordine stesso a quella di Giuslinopoli (V. Furiati JUjrr, sacra, l. 41 p> n^)*