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53ii Limo letteratura debbun essere es[)OSte sinceramente. Nè io credo che gli Ordini regolari, da cui molti di essi uscirono, debban perciò dolersi di me, come se io riaprissi le loro piaghe; perciocchè, oltre che io non parlo che di cose in gran parte già note, non v’ha uom saggio il qual chiaramente non vegga che se ogni famiglia e ogni comunità, da cui esca qualche membro putrido e guasto, ne fosse perciò infame, appena vi avrebbe al mondo corpo onorato. Il primo, a mio credere, per cui mezzo si cominciassero a spargere in Italia le opere di Lutero, fu un cotal Calvi libraio pavese che andato a Basilea, e avutene dal Frobenio più copie, seco le portò non altrimente che un inestimabil tesoro; e forse ei credette che fossero veramente quelle opere utilissime a Fedeli, e il nome di riforma lo ingannò, come su que principii accadde a più altri: Calvus Bibliopola Papiensis, scrive il Frobenio a Lutero a’ 14 di febbraio del 1519) (V. Gerdesii Specimen Ital. reform. p. 5), vir eruditissimus, et Musis sacer, borioni libellornni parteni in Italiani depor tao it per omnes civitates sparsurus. Neque enim tam sectatur lue rum, quam cupit renascenti pie tati suppctias /erre, et quatenus potest prodesse. Is promisit ab omnibus eruditis in Italia viris Epigrammata se missurum in tui lai idem scripta; usque adeo tibi favet, Christique negotio, quod tanta constantia tam viriliter tamque dextre geris. E questi è quel Francesco Calvi di cui troviam menzion frequente nelle Lettere di Erasmo (Erasm. Epist t. 1, ep. 308, 312, 322; t 2, ep. 1046; Append.