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512 LIBRO come pochi, saputo o trattando i pubblici affari sfuggire l invidia, ed attemperarsi alla comune capacità delle genti, ovvero escluso da' negozii e dalla segreta comunicazione del Principe accomodarsi ad onorato recesso ed a sicura quiete. Tra queste discordi testimonianze come possiam noi. dopo ormai due secoli, definire a cui debbasi maggior fede? Ciò che possiam dire più verisimilmente. si è che, poichè e Gregorio XIII e il cardinale Commendone furono al certo due de’più grand uomini di quella età, avvenisse ad essi ciò che altre volte veggiamo, cioè che le relazioni e i discorsi d’uomini d’ingegno torbido e sedizioso, i quali mai non mancano alle corti, gittasser tra essi que’ semi di dissensione che non avrebbero germogliato, se ognuno avesse seguito i movimenti del proprio cuore e l’indole sua naturale. Nulla abbiamo alle stampe di questo gran cardinale, trattane qualche poesia latina tra quelle degli accademici Occulti (*)? de’quali ei fu protettore, e alcune lettere che qua e là ne ha inserite il P. Lagomarsini nelle sue Note a quelle di Giulio Poggiano, oltre moltissime altre che si conservano manoscritte. Nella copiosa e sceltissima raccolta di codici mss della libreria di S. Salvadore in Bologna conservasi un Discorso sopra la Corte di Roma del Commendone. {*) Nelle Poesie Ialine degli accademici Occulti non trovatisi versi del Cardinal Commendone, ma solo parecchi componimenti m lode di esso.