Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/507

SECONDO j()3 avvenute. A ciò debbonsi aggiungere diverse lettere del Seripando, che dal P.Lagomarsini sono state qua e là inserite ne’ quattro tomi delle Lettere del Poggiano da lui pubblicate. Che cosa fossero le cento Quistioni che abbiam udite poc anzi lodarsi tanto da Ortensio Landi, non saprei congetturarlo. Tra le opere mss. del Seripando trovo accennate Quaestiones 67 adversus haereses hujus temporis; ma oltrecchè il numero è diverso, parmi difficile che il Landi volesse esaltar cotanto un opera di tale argomento. XXVI. De’ vescovi e de’ teologi che intervennero al concilio, alcuni dovranno da noi rammentarsi a luogo più opportuno, come Cornelio Musso. Girolamo Vida, Antonio Minturno, Daniello Barbaro, Giannantonio Volpi e più altri; altri, benché fossero uomini dotti, non ci han però lasciate tali opere che abbiano loro ottenuto luogo tra’ più illustri teologi. Ristringiamoci dunque ad alcuni dei quali è rimasta più chiara fama. Tra essi un de’ più"celebri fu Ambrogio Catarino domenicano. Egli era sanese di patria, e fu detto nel secolo Lancellotto Politi. Solo in età di 30 anni, e dopo avere non solo presa la laurea nelle leggi in Siena, ma sostenutane ancora ivi la cattedra, dopo aver viaggiato per l’Italia e per la Francia, e dopo essere stato avvocato concistoriale alla corte di Leon X, entrò nell’Ordine de’ Predicatori l’an 1517, e cambiò non solo il nome proprio, ma il cognome ancora, prendendo quelli di Ambrogio Catarino per la divozion sua verso S. Ambrogio e s Catarina da Siena. Diedesi