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464 LIBRO al servigio ili qualche gran personaggio. Perciocchè il Vida nella sua Poetica, secondo il bel codice del sig. baron Vernazza da me altre volte lodato, ha questo passo intorno al Giberti, che manca nell’ edizioni dell opera stessa, e dovrebbe inserirsi dopo il verso 301 del libro primo. Pieri Jes, qua ninni vobis invidit honorem, Heu quantum sors laeva decus, cimi vostra reliquit Sacra puer quondam vestris Gibertus ab aris Ereptus, jam tum ingentes qui pectore curas Conci perei, doiiunoque in inugnis rebus adesset. Ah quotiens sacros lachrymans reminiscitur amnes Infelix juvenis, saltus, secretaque vatum Secum neper nemoi a, et fontes suspirat amatos, Pana ubi cornigerum, et Faunos audire canentes Assuetus, Dryadumque ultro spectare choreas! Quam vellet mecum gelido sub Tu sculo iniquatn Pauperiemquc pati, et ventos perferre nivales! Fata vetant, durusque parens, dominique potentes. Illum Pierides, illum tu pulcher Apollo, \ ester bouor vobis, si vestra et maner curae, Siati te sub Helicone, sub aerio Parnaso, Et juvenem ingratis tam sanctum exolvite curis. Clemente VII, appena eletto pontefice, lo nominò a suo Datario, e lo inviò in suo nome al re di Francia e ad altri principi dell’Europa (V. Sadol. epist. pontif. p. 128, ec.), e nel 1{ 1’ filesse vescovo di Verona. Continuò nondimeno il Giberti il suo soggiorno in Roma, carissimo a Clemente che volentieri ne seguiva i consigli. E pare che per opera del Giberti, assai favorevole al partito francese, a questo ancora si appigliasse il pontefice con tanto suo danno. E il Giberti medesimo ne portò la pena; perciocchè dato dal papa per un degli ostaggi,