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4 SECONDO /¡(jl ila CIcMiicnle VII ili averlo a suo coadiutore nella chiesa di Carpentras, e il vide poi ancora da Paolo III fatto rettore, ossia governatore del Contado Venassino. Le virtù, delle quali, a somiglianza del zio, era egli adorno, gli conciliaron l’amore e l’estimazion di que’ popoli e il suo sapere e l’eleganza sua nello scriver latino gli ottennero quella de’ più eruditi uomini di quel tempo. Dopo la morte del zio, trattennesi in Carpentras sino al 1552, nel qual anno chiamato a Roma da Giulio III, fu fatto segretario delle Lettere ai’ principi. Morto questo pontefice, Paolo fece ritorno alla sua chiesa di Carpentras, ed ivi continuò a vivere fino alla morte, cioè fino al 1569. Le Lettere, altre italiane, altre latine, da lui scritte, che and a van prima disperse in varie raccolte, e che sono l'unico monumento rimastoci di esso, oltre qualche poesia latina, sono state congiuntamente date alla luce dall’ab. Costanzi, che vi ha premessa la Vita di Paolo da me compendiosamente accennata (Append.\ ad Epist. J. Sadol. p. 122, ec.). Nelle latine lo stile è elegante e colto, e vi si scorgono le tracce del cardinale che gli fu per lungo tempo maestro e guida, in modo però, che il discepolo è alquanto lungi dal suo maestro. Tre nipoti innoltre ebbe il Sadoleto da Margarita sua sorella, maritata a Giambattista Sacrati nobile ferrarese, Jacopo, Paolo e Filippo, dei quali Jacopo sottentrò a Paolo Sadoleto nella chiesa di Carpentras; Paolo fu canonico in Ferrara, carissimo al cardinale suo zio che ne parla spesso con lode, e imitatore anch’ egli dell’ eleganza