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SECONDO /¡53 nuovo a Roma, seguì il pontefice, allor quando nel 1543 andò ad abboccarsi con Carlo V in Busseto. Fu questo l’ ultimo viaggio del Sadoleto, che restituitosi a Roma, ivi fini divivere a’ 18 di ottobre del 1547 Tutto ciò da me brevemente accennato, si può vedere steso più a lungo nella Vita del Fiordibello. Egli parla ancora delle molte virtù e de rari pregi di questo grand’uomo; ma ancorchè nulla ce n’avesse egli detto, basta legger le opere del Sadoleto, per sentirsi naturalmente portato ad amarlo. Così egli in esse ci scuopre un’indole dolce e un cuore sommamente sensibile, un animo nobile e lontano da ogni privato interesse, una soda pietà, ma nimica di ogni superstizione, un ardentissimo zelo, ma congiunto a una’amabile soavità. La lettera da lui scritta al senato e al popolo di Ginevra (t 3, p. 74) è un tal monumento di eloquenza insieme e di zelo veramente paterno, ch’io non so se altro ve n’abbia dopo i tempi di S. Giovanni Grisostomo, che ad esso si possa paragonare. Leggasi ancor quella allo Sturmio (ib. p. j o4 Lj c si vegga come questo grand’uomo sa dolcemente correggere que’ che traviano dal buon sentiero, e sa congiunger la forza nel confutare i loro errori alla dolcezza nell' invitargli a un salutare ravvedimento. E io credo che se molti avesse allora avuti la Chiesa a lui somiglianti, minore sarebbe stato il danno da lei sofferto. Il sig ab Costanzi ha aggiunti alla Vita del Sadoleto gli elogi che di lui han fatto molti scrittori. Parecchi altri se ne potrebbono accennare; ma basti l’indicar quello che ce ne ha lasciato