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438 LIBRO piacque, e la sola di cui ci abbia lasciato un bel monumento nell’ opera di cui ora passiamo a dire. Vili. Al primo sorgere dell’eresia di Lutero, e al cominciar della guerra da lui mossa alla Chiesa, gli occhi di tutti stavan rivolti ad Erasmo, avuto a que’ tempi in fama d’uomo dottissimo, per vedere a qual partito egli piegasse. Erasmo, uomo di molto ingegno e di erudizione assai vasta, ma più versato negli studi della letteratura, che in que’ della religione, avea già allor pubblicate più opere, in alcuna delle quali parlava con gran disprezzo de’preti, de’ monaci, di alcuni riti ecclesiastici, e di altre cose spettanti al pubblico culto. A Lutero e a’seguaci di esso parve gran sorte l’aver loro favorevole un sì grand’ uomo, e valevansi perciò sovente dell’autorità di Erasmo, come s egli seguisse le lor medesime opinioni. Egli protestava continuamente d’esser ben lungi da ciò, e si dichiarava fermamente congiunto alla Chiesa romana. Ma richiesto a impugnar la penna contro Lutero, per qualche tempo se ne astenne; benchè poscia vi si condusse, pubblicando più opere contro di esso. Io credo, a dir vero, che Erasmo fosse sinceramente cattolico, ma che la troppa sua libertà di scrivere e di pensare, congiunta al suo non troppo profondo sapere in teologia, il facesse cader più volte in errori, de’ quali al certo vi ha gran numero nelle sue opere: errori però men gravi allora, e in certa maniera degni di scusa, perchè e grandi erano veramente gli abusi, ed era difficile il discernere i giusti confini, e molte