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4^0 LIBIIO partendomi da Roma con animo (d attendere a riposarmi, purchè l'infermità me l’ havesse concesso. Se di poi mai mi son intromesso a favore de F rancesi, voi il sapete, et ni off ero a portarne ogni supplicio Che. ancor quei Signori dicano, haver lettele intere e Ite, che dichiarano ch io ho cercato et proposto la ruina loro; et che abbiano lettere, esser può, //ia //mV» # «o« g/Vì, ec. (Lettere di Principi, t. 1, p. 85, 1564). Così prosiegue a lungo scusandosi e difendendo la sua innocenza; e in sì gran lontananza di tempi è troppo malagevole il definire se più forti sien le accuse, ovver le difese. Questa lettera però ci mostra che l'imperadore era già sdegnato con lui, prima ch'egli apertamente si dichiarasse in favor de Francesi, e che solo, poichè vide disperatele cose, gittossi Alberto nelle lor braccia. Ma inutilmente; perchè spogliato da Carlo V del suo dominio, benchè per qualche tempo gli riuscisse di ricuperarlo coll ajuto de’ Francesi, fu finalmente costretto a deporne ogni speranza, e il vide nel 1527 conferito ad Alfonso duca di Ferrara. Un altro tradimento rinfaccia il Guicciardini ad Alberto (l. 15), cioè che nel 1523 essendo egli per la Chiesa governatore di Reggio e di Rubiera, cercasse segretamente di farsene signore, nel che forse sarebbe riuscito, se la destrezza del Guicciardini medesimo non avesse scoperti gli occulti disegni, e fatto in modo che Alberto fosse costretto ad uscire da quelle piazze. Ma non potrebbe egli forse temersi che il Guicciardini per lodare il suo accorgimento, prestasse ad Alberto disegni e pensieri che mai