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rumo 371) alle stampe alcune lettere del Cortese al Ciceri (Marq. Giuiii, ec. Epist p. 126, ec.), dalle quali raccogliesi l’anno in cui questi da Lugano, ove finallora avea tenuta scuola, passò a Milano, per aiutare in questo impiego il detto Maioragio, cioè il i548, e molte altre di Giovanni Oporino stampatore di Basilea al medesimo Ciceri (ih. p. 164, ec.); che tra le lettere scritte a Pietro Vettori, una ne ha egli pure scritta al primo di settembre del 15*j8, in cui dice che erano ornai venti anni che per ordine del Senato era pubblico professore (Epist. cl. Viror. ad P. Victor. L 2, p. 127), e che il Vettori risposegli con altra lettera piena di sentimenti di stinta pel sapere del Ciceri Uklctor. Epist. p. 198) (*). De1 Supplementi elei Ciceri parla latine finora inedite con quattro Orazioni, e inoltre un libro di lettere di Maffeo di lui figliuolo. L’eleganza con cui esse sono scritte, le notizie che in gran copia ci somministrano per la storia letteraria di quel secolo, e le annotazioni piene di erudite ed esatte ricerche colle quali il benemerito editore le ha illustrate. rendono questa edizione sommamente pregevole. Ei vi ha premessa la \ ila di questo colto scrittore, in cui tutto ciò che appartiene agli studi da e&o fatti, agli impieghi sostenuti, alle opere scritte, si vede con singolar diligenza esaminato e rischiarato. Egli ha fra le altre cose provato che Francesco non fu nè comasco, come io aveva pensato, nè milanese, come altri aveano scritto; ma che nacque in Lugano, e ch ei finì di vivere tra ’I 1 *>94 e ”1 15q6. (*) Una lunga ed elegante lettera di Francesco Ciceri a Paolo Manuzio, scritta da Milano il 1 di settembre del 1.569, in cui racconta quanto ne suoi studi venisse assistito da Ottaviano Ferrari, da Bartolommeo Capra e da Annibale Croce, è stata pubblicata dal ch. sig. can Bandini (Collrct. vtter. Moti uni. p. 123).