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PRIMO 3a5 tesori profondesse per inviare nelle più lontane provincie uomini dotti a raccogliere nuovi codici; nè è a stupire che sotto di lui fosser si grandi gli aumenti di quella biblioteca. Fausto Sabeo, che a’ tempi di Leone e di sei altri pontefici ne fu custode, in un suo epigramma indirizzato allo stesso pontefice all’ernia di essere stato da lui mandato fra barbare e lontane nazioni, affin di raccogliete nuovi codici: Ipse tuli pro te discrimina, damna, labores, Et varios casus barbarie in media, Carcere ut eriperem, et vinclis et funere libros, Qui te conspicerent et patriam reduce«. l'.pìgrarimi. p. 402., ed. rom. 1556. La magnificenza e lo splendore di questo pontefice avrebbe sollevata la Vaticana a fama molto maggiore, se o più lungo tempo ei fosse vissuto, o avesse avuti per successori pontefici a lui somiglianti. Ma Adriano VI rimirava come gentilesche profanità tutti i libri non sacri; e Clemente VII, benchè fosse pontefice di animo grande, visse a tempi troppo infelici, e avviluppatosi nelle guerre de’ principi, espose Roma all orribile sacco del 1527, che alla biblioteca medesima fu sommamente fatale, poichè molti libri divenner preda dell ignoranza e del furore de barbari saccheggiatori, come pruova lo Schelhornio colla testimonianza del Reisnero che ne fu testimonio (Amoenit litter. t. 7, p. 120). Una elegia del suddetto Sabeo, in cui introduce la medesima Biblioteca che mostra a Clemente l’infelice stato a cui è condotta, cela rappresenta nel più compassionevole aspetto, c ci