Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 1, Classici italiani, 1824, X.djvu/338

324 Limo r edizioni. Per questa ragion medesima continuarono i romani pontefici che venner dopo, a far principalmente ricerche dai' codici manoscritti. Di Giulio II non abbiamo memoria alcuna che cel dimostri sollecito nell aumentare quella biblioteca; e solo leggiamo nella Vita del Bembo, che fin dalla Dacia gli fu inviato un antichissimo libro scritto in cifre, cioè con caratteri abbreviati, i quali dal Bembo stesso furono spiegati felicemente. Ma ei però non dee qui passarsi sotto silenzio; perciocchè a più comodo uso de' pontefici stessi un altra biblioteca fu da esso formata, non tanto pel numero, quanto per la scelta de libri pregevole assai, e per gli ornamenti di pitture e di marmi che le aggiunse. A una lettera del cardinale Bembo siam debitori di questa notizia; perciocchè egli scrivendo allo stesso pontefice a' 20 di gennaio del 1513, così gli dice: Eam tu curam et ilili genti ani cornili aemulatus: ad Ulani e gre già ni Bibliotìiccam laticanam ab iis, qui fuerunt ante te, Pontijicibus nuiximis comparatavi, addi s, ailjungisijue alterarli, non illam quidem librorum numero, sed tum eorum, quibus est referta, probitate atque praestantia, tum loci commoditate amoenitateque propter elegantiam marmorum et picturarum, speculasque belli ss imas, quas habet, ad usum Pontificum multo etiam amabiliorem (Epist famil. l. 5, ep. 8). Di questa nuova biblioteca io non trovo altra menzione. La Vaticana frattanto ebbe in Leon X, successore di Giulio, un pontefice tutto rivolto ad accrescerla e farla sempre mgliore. Abbiam già mostrato quanto egli si adoperasse, e quanti