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298 uufto Paolo di lui figliuolo era allora fanciullo di tre anni soli, e rimase sotto la cura di Andrea Torresano da Asola suo avolo materno,• sotto il cui nome insiem con quello di Aldo continuò coll usata eleganza la stamperia manuziana. In fatti ne’ libri impressi in tal tempo leggesi comunemente: in aedibus Aldi et Andreae soceri, finchè morto anche Andrea nel 1529, ella si rimase oziosa fino al 1533. Intorno a che, oltre le Notizie del Manuzio di Apostolo Zeno, da noi altrove citate, veggasi ciò che della Vita di Paolo ha scritto con singolar esattezza il ch. sig. ab Pietro Lazzeri (Miscellan. Colleg. rom. t. 2, p. 191, ec.), delle cui fatiche io qui gioverommi, scegliendo, anzi accennando soltanto le cose più importanti. Paolo frattanto, istruito dapprima con poco successo nelle belle lettere da alcuni pedanti, poscia per sua buona sorte passato sotto la direzione di Benedetto Ramberti uomo assai dotto, fece in esse sì felici progressi, che può rimanere dubbioso se più abbia giovato agli studi col pubblicar le altrui opere, o collo scrivere le sue. Nel 1533 riaperse la sua stamperia, e la data di essa era comunemente: In aedibus haeredum Aldi Manutii et Aendrae soceri. Nel 1535 passò a Roma, ove gli venian date speranze di cose grandi; ma il solo frutto ch’ ei trasse da questo viaggio, fu lo stringersi in amicizia con alcuni de’ più dotti uomini che ivi erano allora, e principalmente con Marcello Cervini, con Bernardino Maffei e con Annibale Caro. Tornato presto a Venezia, formò ivi una corale accademia di dodici nobili giovani ch’ egli veniva