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228 LIBRO alle leggi e alle proprietà della nostra lingua, usciti da quella accademia. Il culto, per così dire, d'idolatria che allor rendevasi al Petrarca, fece che molte volte si prendessero per argomento di tali ragionamenti alcune riflessioni frivole e puerili, e che si andassero investigando allegorie e misteri ove quel poeta non avea pur sognato di usarne. Ma ciò non ostante la lingua toscana per mezzo di tali studi divenne sempre più copiosa e più bella, e meglio si fissaron le leggi a parlare e a scrivere in essa più esattamente. E sarebbe stato di gran vantaggio all’Italia, se in ogni parte di essa imitandosi cotali esempii, si fosser sempre seguite le orme de’ primi scrittori toscani, che in tal maniera non sarebbesi introdotto quel depravato e pessimo gusto che all’italiana letteratura recò sì gran danno nel secolo susseguente. Cosimo I e gli altri gran duchi che gli succederono nel corso di questo secolo, onorarono della lor protezione l'Accademia fiorentina, e le concederono privilegi e favori, co’ quali ella potè sempre più felicemente distendersi e avanzarsi con frutto nelle intraprese fatiche. Io accenno solo ciò che appartiene a questa accademia; perciocchè due opere abbiamo, nelle quali di essa ragionasi assai ampiamente, cioè le Notizie delAccademia fiorentina stampate nel 1700, e i Fasti consolari della medesima scritti dal can Salvino Salvini, e dati in luce nel 1717; e innoltre ne tratta non brevemente il Bianchini negli altre volte citati Ragionamenti de’ Gran Duchi di Toscana. La troviamo ancor nominala