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PRIMO *l3 musici convivii dolcemente parlavano, riportandosi tutti al giudizio di due severi Censori, cioè del molto avveduto Sig. Pietro Chi micci, et del scaltrito M. Federigo Paltroni. Nè lascerò di dire., che. ivi i meravigliosi dicitori d improvviso Gio. Battista Strozzi, il Pero, Niccolò Frati ciotti, et Cesare da Fano sopra i soggetti impostigli all' improvviso et prontissimamente cantando, riempivano i petti di chi gli udiva non di minor piacere che di stupore. L’uso ancora de’ banchetti poetici fu rinnovato verso quei’ tempi, e uno ne troviamo descritto in una lettera del Mauro a Gandolfo Porrino da Roma a' 16 di dicembre del 1531: La sera di S. Lucia il Sig. Musettola fece cena alli Poeti, dove anch io per Poeta fui convitato f et altro vino non fu bevuto, che quello della vigna del Pontano fatto venire da Napoli a posta; il quale ebbe in sè tanto del vigor poetico, che tutti ci riscaldò non in vederlo, ma in gustarlo, et in beverne oltre a sette e otto volte per uno, et tal vi fu, che. arrivò al numero delle Muse. Vero è, che M. B. si bebbe più del v. d. p. olim Brusco, che d esso vino. Il nostro M. Marco da Lodi cantò nel fine della cena a suon di lira, la qual toccò a suonare a M. Pietro Polo, et egli cantò: Per me si va nella Città dolente. Se per avventura vi piacesse d intendere i nomi de convitati, io ve li sottoscrivo da capo a piedi, et prima il Sig Musettola, il Vescovo da Gambara, Pietro Paolo, il Blosio, il Sanga, il Segretario dall' Occhio, il Vescovo della Cava, M. Man:o da T,odi, il Molza, M. Bino, il Fondulio, il