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210 LIBRO occasioni, e quanto piacciano agli accademici cotali cene, io credo certo che si sarà dimenticata ogni antica inimicizia (Longol. Epist. l. 3, p. atig, al. ¿ugl i54a). Abbiali» parimenti alcuni versi latini di Pierio Valeriano! composti per una di queste cene coriziane nel dì di s’Anna (Valer. Carm, p. 32, ed. Ven. 1550). Il Gorizio era di nazione tedesco *, ed avendo in Roma fatta fabbricare a sue spese circa il 1514 una magnifica cappella nella chiesa di S. Agostino, molti poeti si unirono a celebrarne co’ loro versi la pietà e la magnificenza. Le loro Poesie furono pubblicate in Roma nel 1524 dal poc’anzi mentovato Blosio Palladio, e intitolate Coriciana. Di queste cene, e dei’ piacevoli scherzi che le accompagnavano, abbiamo un saggio in una lettera di un certo Blosio da Fabbriano al Colocci (Lancellotti, Mem, di Ang. Colocci, p. 79), e in alcune Poesie inedite di Paolo Giovio, nelle quali egli trae formalmente in giudizio il suddetto Blosio, accusandolo di aver mangiato egli solo un intero e ben grosso fagiano (V. Anecd. rom. t. 2, p. 181). Allo stesso fine io credo composti i molti epigrammi che abbiam del Colocci contro il Gorizio, di cui, benchè gli fosse amicissimo, ei si prende giuoco però, motteggiandolo singolarmente sul molto ber ch’ ei faceva, e sul costume che avea di pulirsi ad ogni momento i denti (Colocci, Poesie, p.). Così tra i bicchieri e gli scherzi si coltivavano lietamente le lettere, e i piaceri stessi servivano a promuoverne e ad avvivarne lo studio.