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204 unno come degl’ Immaturi, de’ Sonnolenti, de Rozzi, ed altri di diversa origine, con cui veggiamo indicate quasi tutte Vaccademie. E quindi ancor venne il tanto scriver che in questo secol si fece sopra le imprese ch erano alle accademie, come alle famiglie le armi gentilizie. Il Giovio, il Ruscelli, il Bargagli, PAresi, il Contile, Camillo Camilli e più altri pubblicaron de’ gran volumi per farci ben intendere che fosser le imprese, come si dovesser formare, con quali leggi, con quali avvertenze. Ad esempio dell’accademie non v’ebbe uomo o donna di qualche fama, che non volesse egli pur aver la sua impresa, e per averla si consultavan con lettere i più dotti uomini che allor vivessero, e beato colui che proponeva la più adattata, o la più ingegnosa. Questo entusiasmo per le imprese e pei’ nomi rendette alquanto ridicole presso gli Oltramontani le nostre accademie, e il Menchenio non lasciò di prendersene giuoco nel suo libro de Charlataneria Eruditorum. Nè può negarsi che cotai frivolezze non fosser indegne d'uomini veramente eruditi. Ma questi eran finalmente difetti che non nascevan altronde che dall’universale vivissimo ardore con cui era allora tutta l'Italia rivolta al coltivamento delle belle arti. E appena mai avviene che un tal ardore non giunga all’eccesso, biasimevole, è vero, ma che viene da troppo bella cagione. E io non ardirei di decidere se sia più a bramarsi o che si vadano propagando e stendendo cotali inutili rami insieme col fruttifero albero onde hanno origine, ovver che troncandoli si esponga a pericolo d’inaridire