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pniMO iy5 nartirn ex aemidatione adversanonim literis strenue incubuerunt) quantum subsidii viriumqua 1U triturine Sedi reparandae et stabiliendae attulerint (ib. L 11 P\. XVII. Potrei qui aggiugnere similmente molte altre città alle quali o da pubblici magistrati, o da’ vescovi, o dai’ primarj cittadini furono a questo fine medesimo chiamati i Gesuiti j e ciò gioverebbe a provare sempre più chiaramente qual fosse in questo secolo l’uni versile impegno di tutta l'Italia, per avere nelle pubbliche loro scuole tali maestri da' quali si potesse sperare alla lor gioventù la più opportuna educazione. Ma a non trattenermi troppo oltre su questo argomento, conchiuderò accennando soltanto la sollecitudine e la magnificenza con cui in ciò adoperassi S. Carlo Borromeo, valendomi a tal fine dell'autorevolissima Vita che ne scrisse il Guissano, di cui ho tra le mani l'edizione romana del 1610. Egli narra dapprima l’introdurli che il Santo fece in Milano nel 1563, e il concedere che poscia lor fece la chiesa di S. Fedele, che da lui stesso fu ancora magnificamente rifabbricata (l. 2, c. 7). Quindi ragiona del Collegio detto di Brera ad essi pure assegnato, e de' beni di cui per mantenerlo fece lor dono: Ne di tte il possesso, dic’egli (l. 3, c. 1), alli detti Padri con autorità Apostolica alli 4 di Ottobre 15"a, dandosi principio a questo celebre Collegio, con obbligo che i Padri insegnassero ancora C\ ramatica et Humanità pubblicamente, oltre alli studi maggiori, massime a figliuoli poveri. Nel che non solo mostrò grandissima carità verso XVII. E (la S. (jf* lo Borro»« u.