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PRIMO. ig3 (Vit. Emman. Philib. l. 2, p. 212); e siegue poi annoverando alcuni de’ più dotti uomini che a quel tempo erano tra Gesuiti, e dicendo più altre cose in lor lode. Ma alquanto diversamente parlò di loro in quella occasione Giambattista Giraldi che, come si è detto, era allor professor di belle lettere nell università di Torino. Perciocchè avendo il duca concedute a Gesuiti le pubbliche scuole, credette che queste bastassero ad istruire i giovani nell eloquenza e nella poesia, e perciò soppresse nell università quella cattedra, è congedò il Giraldi, facendogli però contare oltre i Lfoo scudi dvoro del suo stipendio, altri 100 pel viaggio. Quindi il Giraldi poco soddisfatto di que nuovi maestri, da quali vedeasi tolta la cattedra, scrivendo a Pier Vettori nel marzo del 15.69: Princeps ille, gli dice, qui Oratoriam ac Poeticam facultatem profiteretur, in Academia sua habere constituit neminem, quod satis esse censuerit Jesuitas nescio quos suo in Collegio hoc muneris cum puerulis ac infantibus obire, qui cum Despauterio quodam barbaro plane auctore molliti in genia obscurissima, ne dicam foedissima, imbuunt barbarie. Me tamen abeuntem praeter annuam 400 aureorum nummum stipem, quam liberaliter exsolvit, centum etiam scutatis aureis donavit (Epist ad. P. Vict. t. 2, p. 36). Io non mi tratterrò a esaminare le accuse che appone a’Gesuiti il Giraldi, giacchè non è mia intenzione il fare apologie. Dirò solo, che la Gramatica del Despauterio era allora la men cattiva che nelle scuole si usasse; e che non è a stupire che que Religiosi ancora se ne valessero, Tiraboschi, Voi. X. i3