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Mai non si vide Venezia in più difficil cimento; nè mai fece meglio conoscere il suo coraggio insieme e la sua destrezza. Sostenne con incredibile ardire l’impeto di tanti armati, nè si lasciò abbattere a’ primi colpi dell’avversa fortuna; e al tempo medesimo seppe adoperarsi sì saggiamente, che, placato il pontefice, pose in divisione tra loro i suoi stessi nemici. Giulio II, che mal volentieri vedeva i Francesi rendersi troppo potenti in Italia, chiamati contro di loro gli Svizzeri nello Stato di Milano, eccitati i Genovesi a sollevarsi contro il re Lodovico, a cui eransi dati, e tratto nelle sue parti il re Cattolico, rendette la guerra men pericolosa a quella Repubblica, ma la fece insieme sempre più viva e più generale in Italia, ee’egli stesso co’ Veneziani, e poscia cogli Spagnuoli, rivolse l’armi contro i Francesi e contro Alfonso I duca di Ferrara, succeduto nel 1505 ad Ercole I suo padre. Io non posso qui trattenermi sulle diverse vicende di tali guerre, che il solo accennarle mi condurrebbe troppo oltre. Le città italiane non cambiaron mai sì spesso signore come in questi anni. Massimiliano Sforza figliuol di Lodovico il Moro richiamato ad occupare in parte i dominii paterni; Genova sollevata più volte contro i Francesi, più volte da essi riacquistata, e agitata sempre da interne discordie peggiori dell’eterne guerre; Bologna or soggetta al pontefice, or a’ Bentivogli, ora a vicenda occupata delle truppe straniere; un principio di scisma contro il guerriero pontefice del concilio contro di esso intimato a Pisa, ma che non ebbe effetto;